L’orologio non è una protesi. Non sostituisce facoltà che abbiamo perduto per un trauma o perché abbiamo raggiunto un’età avanzata. Non produce un’estensione dei muscoli o dei sensi dell’uomo. Misura ore, minuti, secondi, micro- , nano- e picosecondi – e visualizza quei tempi.
Lo storico Lewis Mumford sostenne nel 1934 che la macchina a cui abbiamo dovuto il contributo più fondamentale all’avvento della moderna era industriale fu l’orologio – non la macchina a vapore. Nel suo libro “Technics and Civilization” (1) descrive come nel Medioevo la vita dei monasteri, ordinata secondo le sequenze liturgiche e le regole degli ordini, influenzava anche la vita civile e operativa delle comunità vicine:
“Il monastero era la sede di un vita regolare. Nel monastero l’abitudine dell’ordine e la rigorosa regolazione dei tempi era quasi una seconda natura. La popolazione dei monasteri benedettini arrivò a 40.000 anime. Queste comunità contribuirono a imporre alla società il ritmo della macchina perché l’orologio non è soltanto un mezzo per registrare il trascorrere delle ore, ma sincronizza le azioni degli uomini. Nel Tredicesimo secolo è ben documentata la costruzione di orologi meccanici di concezione moderna. Si diffondevano i campanili e nel Quattordicesimo secolo furono costruiti i quadranti con lancette che trasformavano il movimento del tempo in un movimento spaziale. Le nuvole che paralizzavano le meridiane, non ostacolavano più la nozione del tempo d’estate e d’inverno, di giorno e di notte. Questi strumenti uscirono dai monasteri. Le campane che battevano le ore portarono una nuova regolarità nella vita dei lavoratori e dei mercanti. Quasi definirono l’esistenza urbana. Si passò dal segnare il tempo a servire il tempo – contabilizzarlo e razionarlo. Così l’Eternità gradualmente smise di servire come misura e fuoco delle azioni umane.”
Questa visione di Mumford mostra bene come cominciò e come si evolse il processo che portò gradualmente allo sviluppo della meccanica di precisione. In pochi secoli si passò dalla costruzione di pezzi meccanici fatti a mano da raffinati artigiani a quella di macchine utensili, di automatismi, di filatori e di telai.
Alla fine del Settecento i telai Jacquard permisero di ottenere disegni molto complessi mediante schede perforate che venivano “lette” automaticamente e che regolavano la movimentazione dei singoli fili di ordito. A metà Ottocento ispirarono la macchina differenziale con cui Charles Babbage calcolava e stampava tavole di logaritmi e di funzioni trigonometriche. Alcuni decenni più tardi le schede perforate furono adottate da Hollerith (che poi fondò la Tabulating Machine Company da cui derivò l’IBM – International Business Machines) nelle sue calcolatrici statistiche usate inizialmente per il censimento USA del 1890.
(1) L’intero libro di Mumford si può scaricare gratis da books.google.it e si può leggere rapidamente cercando su google, technics.watch
Babbage aveva anche concepito una macchina analitica programmabile. Non la completò, ma incorporava già i concetti che un secolo dopo condussero a realizzare i calcolatori digitali universali. I computer rappresentano certo un elemento fondante dell’era industriale contemporanea. Hanno permesso di realizzare controlli automatici sofisticati e sistemi di gestione di grandi strutture tecnologiche, manifatturiere, per la produzione di energia – militari. Sono alla base delle prime forme di intelligenza artificiale e promettono progressi futuri straordinari finora appena immaginabili. E tutto questo – dovuto in origine all’orologeria.
Stiamo attenti a non semplificare troppo le nostre definizioni. Non ci avventureremmo a sostenere che la tecnologia moderna è fatta di orologeria più energia più computer. Ricorderemmo la famosa e ingenua frase di Vladimir Lenin:
“Il comunismo è il potere ai Soviet più l’elettrificazione per l’intero Paese”.
È interessante notare, però, che l’evoluzione verso l’automazione, le nano-tecnologie, il software pervasivo non ha relegato gli orologi fra gli oggetti di antiquariato aventi solo interesse storico per i collezionisti.
Nel 2015 la produzione mondiale di orologi è stata di un miliardo e 200 milioni di esemplari. La metà di essi è stata prodotta in Cina.
Il prezzo medio di un orologio cinese è di 3 dollari. Il prezzo medio di un orologio svizzero è di 739 dollari.